Le pietre nel giardino zen hanno la funzione di isole, intese anche metaforicamente come isole di pensiero, una cosa fondamentale è il numero, mai pari sia per i gruppi che per i componenti dei singoli gruppi (non parliamo poi del 4 per i giap porta una sfiga tremenda anche perché l'ideogramma è uguale a quello di morte).
Questo perché tutto quello che è arte giapponese rifugge dalla simmetricità e ne converrai che se tu usi oggetti in numero pari è giocoforza metterli in simmetria. Deve esserci un equilibrio tra le proporzioni delle pietre e il giardino e conseguentemente anche del numero delle stesse. Le pietre seguono le regole dei suiseki e del wabi. Devono giocoforza essere levigate dalla natura, essere esente da spigoli ecc. le definirei morbide.
Le pietre vanno conficcate in profondità e devono essere di colore uniforme nelle tonalità medie del grigio. Se non fossero uniformi si rischierebbe di porre l'attenzione sulla singola pietra e non sull'insieme.
Le pietre devono essere messe in modo che da qualsiasi angolo si guardi il giardino non rimangono "impallate" devono vedersi tutte e i gruppi devono essere asimmetrici. Ogni gruppo deve avere una pietra principale e via le altre, su queste pietre si deve avere una visione totale in modo che si distinguano chiaramente da ogni punto d'osservazione. Non esiste un punto ma molti punti, e qui sta il difficile, la teoria della visione dei boschetti, e delle altezze con una visione continua.