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Perché e come crearsi uno spazio e un tempo per la meditazione in città? Preziosi consigli per la pratica quotidiana da uno dei massimi rappresentanti del Buddhismo tibetano: Sakya Trizin. |
Molte persone sostengono che è troppo difficile praticare il Dharma, soprattutto nelle grandi città, dove c'è molta distrazione e molta attività. Tuttavia, il Buddha ha dato molti insegnamenti proprio perché imparassimo a padroneggiare la nostra mente selvaggia.
A causa della nostra mente selvaggia, così coinvolta nelle contaminazioni afflittive, da sempre siamo intrappolati nel reame dell'esistenza ciclica e ne subiamo le conseguenze. Abbiamo sofferto moltissimo in passato, stiamo ancora soffrendo nel presente e, se non ci diamo da fare adesso, soffriremo anche in futuro. Per questo motivo il Buddha ha insegnato molti modi di praticare, e tutti hanno lo scopo di domare la nostra mente.
La parola sanscrita "dharma" ha molti significati, ma in senso generale significa cambiare: cambiare la nostra mente impura o selvaggia, catturata dalle contaminazioni, e cambiarla in un giusto sentiero.
Per questo motivo, se la pratica che facciamo non cambia la mente (anche se ovviamente fare una pratica ha sempre un beneficio) non è efficace. Per essere efficace, dobbiamo verificare se cambia la mente o no. Se cambia la mente, e se la usiamo in modo corretto, possiamo essere la persona più indaffarata del mondo nella città più indaffarata del mondo, ma saremo sempre un ottimo praticante di Dharma, perché qualsiasi cosa vedremo e faremo, qualsiasi persona incontreremo o frequenteremo, saranno tutte occasioni di praticare il Dharma.
Per esempio, quando ci muoviamo per la città e ne notiamo i cambiamenti, questa è l'impermanenza. Quando osserviamo la sofferenza diffusa, sperimentiamo il Dharma di cui ci ha parlato il Buddha: ognuno di noi soffre. Il fatto che lo vediamo con i nostri stessi occhi significa che impariamo qualcosa da ciò che vediamo. Quando una persona ci disturba o si arrabbia con noi, ci offre l'opportunità di praticare la pazienza. In questo modo, se usiamo bene la nostra vita quotidiana, dovunque andiamo, per strada, al lavoro o a casa, la utilizziamo per la pratica del Dharma.
Queste diverse esperienze ci aiuteranno a capire il Dharma più in profondità e quanto sia importante metterlo in pratica.
Le meditazioni superiori, come la concentrazione e la visione profonda, sono molto importanti, ma per ottenere quel livello sono necessarie le loro fondamenta basilari, come la comprensione della difficoltà di ottenere una preziosa rinascita umana, dell'impermanenza e della morte, delle cause ed effetti delle azioni, della sofferenza dell'esistenza ciclica, insomma dei quattro fondamenti comuni.
Tutte queste cose le potete imparare da un Maestro o da un libro, ma non basterà a darvi la conoscenza reale. Se sapete tutte queste cose da molto tempo, ma ciò non ha portato nessun cambiamento nella vostra mente, sarete sempre la solita persona. Sarete sempre preda della collera e non sarete in grado di praticare il Dharma...
Possiamo aver ascoltato o letto centinaia di volte le difficoltà di ottenere la preziosa rinascita umana, ma se ciò non ha cambiato la nostra mente, saremo sempre allo stesso livello, avremo sempre le contaminazioni afflittive e non praticheremo. Perché? Perché non abbiamo fatto esperienza di ciò che sappiamo.
Conoscere e avere esperienza tramite la riflessione contemplativa sono due cose diverse. Una persona può conoscere tanti insegnamenti, ma se non pratica, se non li usa nella vita quotidiana, sbaglia. Per esempio, il senso, lo scopo di preparare un cibo delizioso è quello di mangiarlo. Se lo preparate e poi non lo mangiate, non ha senso! In modo simile, conoscere il Dharma significa applicarlo nella vita di tutti i giorni. Per farlo, abbiamo a disposizione vari metodi, inclusa la nostra esperienza quotidiana.
Con queste basi fondamentali, se riusciamo non solo a comprendere come un insegnamento ogni cosa che vediamo, ma ad averne un'emozione interiore, una spinta interiore, allora il nostro tempo non sarà sprecato. In modo definitivo, vorremo fare ogni sforzo, come una persona in prigione ha un solo costante pensiero: come posso uscire da qui?
Quando avrete un reale desiderio sincero di praticare il Dharma, le vostre meditazioni più elevate sorgeranno spontaneamente.
Per prima cosa, le basi fondamentali dipendono dal nostro merito. Per il merito accumulato nelle vite passate, siamo nati in questa vita attuale come esseri umani, abbiamo avuto la fortuna di ascoltare il Dharma e la possibilità di praticarlo. In modo analogo, vivere una reale emozione interiore nei confronti della pratica spirituale dipende dal merito che abbiamo. Per questo motivo dobbiamo raccogliere merito tramite la preghiera, la devozione al guru e ai Tre Gioielli, praticando la gentilezza amorevole e la compassione verso tutte le creature. Così facendo, insieme al nostro merito crescerà la nostra saggezza ed entrambe procederanno insieme. Quando il merito è completamente edificato, sorgerà anche la saggezza, e con l'unione di merito e saggezza sarà possibile avanzare lungo il sentiero.
Tratto da Siddhi, periodico di Buddhismo Mahayana www.iltk.it da un discorso di sua santità Sakya Trizin tenuto al Jamyang Meditation Centre il 30 ottobre 1991.